https://umweltdienstleister.de/2018/04/12/bautec-2018-helle-aufregung-in-berlin/

CAR(D)O. Lois Anvidalfarei, Gotthard Bonell, Roberta Dapunt

18.03.2017 – 04.06.2017

La mostra temporanea CAR[D]O a Castel Tirolo promette di regalare sensazioni del tutto singolari. Su una superficie di 350 metri quadri la mostra accomuna arti figurative e linguaggio: Roberta Dapunt presenta e legge poesie, Lois Anvidalfarei espone sculture e Gotthard Bonell appende quadri e disegni. Un “paragone delle arti” difficile da trovare altrove. Le tecniche artistiche si affiancano a quelle linguistiche: Roberta Dapunt è ladina e scrive prevalentemente in italiano, lingua dalla struttura molto più melodica che consente di trovare sfumature più raffinate di quanto conceda il ladino. Lois Anvidalfarei è uno degli scultori contemporanei più affermati e caparbi. Tutta l’opera di questo scultore della Val Badia è dedicata alla raffigurazione del corpo umano. Sono corpi possenti quelli a cui Anvidalfarei dà forma, colossi imponenti di un’umanità fragile. Il corpo ha il fascino delle cose che sono esposte alla mercé, si riconosce nel frammento, spesso si fa bastare anche solo la testa o la mano che appaiono come cifre del tutto. Gotthard Bonell è considerato un maestro del reale e della “Neue Sachlichkeit”. Nei suoi motivi iconografici si accosta all’aspetto del corpo umano prima e dopo la decomposizione. “Caro” in latino vuol dire infatti “carne” mentre “cardo” significa sia cardine della porta sia argomentazione cardine. Si tratta di una riflessione figurativa e linguistica sul corpo, sull’uomo nel suo essere “materia prima”.

La circostanza che questa mostra venga allestita a Castel Tirolo rientra in quella concezione che intende recuperare la cultura ladina all’interno del Museo storico-culturale della Provincia di Bolzano e presentarla in un contesto tematicamente circoscritto, il quale emerge peraltro dalla scelta degli artisti stessi, occupandosi tutti e tre da lungo tempo del tema del corpo umano. La mostra è stata concepita in questa forma proprio dagli artisti in prima persona. La realizzazione grafica è stata affidata a Uli Prugger (Gruppe Gut, Bolzano).

Far conoscere le posizioni degli artisti, creare sensibilità per l’arte contemporanea e sollecitare la riflessione. Sono questi gli obiettivi che la mostra centra sotto molteplici aspetti, gettando ponti tra forme espressive dell’arte e contesti etnici. Il corpo umano come espressione dell’essere umano rappresenta per così dire la “conditio sine qua non” per cogliere l’elemento umano nel suo complesso. Il catalogo s’incentra sull’allestimento dell’esposizione. Il CD allegato permette di ascoltare il sonoro originale di Roberta Dapunt nelle stazioni audio della mostra e contiene le due composizioni di Marcello Fera “Interludio sulla voce di Roberta Dapunt” e “La sacra conversazione”, nate dalla collaborazione tra i due artisti.

Lutero e il Tirolo. Religione tra Riforma, emarginazione e accettazione.

01.07.2017 – 26.11.2017

La mostra è la prima in Tirolo ad avere come tema il Protestantesimo. L’occasione è offerta dal 500° anniversario della Riforma il cui inizio è fissato tradizionalmente al 31 ottobre 1517, giorno in cui Martin Lutero affisse le sue 95 tesi alla porta della cattedrale di Wittenberg. Di conseguenza un primo fulcro dell’attenzione è posto sul riformatore Lutero che viene inquadrato dal punto di vista biografico, iconografico e bibliografico.
La Riforma, per diffondere in modo mirato tesi ed insegnamenti, si appoggiava fortemente alla stampa, come precedentemente era già avvenuto per la Bibbia. Vengono ricercati gli inizi della “nuova dottrina” in Tirolo dove alcuni predicatori aderirono agli insegnamenti di Lutero, come ad esempio Urbanus Rhegius e Jakob Strauss a Hall. La cultura delle immagini del Cinquecento era pervasa da nuovi contenuti iconografici che nascevano dall’intenso studio delle Sacre Scritture. Nell’arte occupò un posto di rilievo il pittore locale Bartlmä Dill Riemenschneider, appartenente alla cerchia degli anabattisti. Le immagini divennero ben presto un’arma nel conflitto, che veniva diffuso attraverso scritti volanti e doveva accentuare il contrasto tra “Luterani” e “Papisti”. Ma anche i testi divennero polemici e sfruttavano le controversie che venivano discusse e difese focosamente da ambo le parti.
Con la confessionalizzazione dell’Impero, la dottrina protestante venne vietata in Tirolo, ma nel XVII secolo la situazione s’inasprì con l’espulsione dei protestanti dalla Defereggental. Sembra quasi anacronistico che, dopo la “Patente di tolleranza” dell’imperatore Giuseppe II, nel 1837 gruppi confessionali protestanti venissero cacciati dalla Zillertal e costretti ad emigrare. Con la “Patente dei protestanti” di Francesco Giuseppe ebbe inizio una nuova era che portò alla fondazione, seppure contrastata, delle prime chiese e parrocchie protestanti a Merano, Bolzano, Arco e Innsbruck.

La mostra vuole soprattutto studiare le strategie contenutistiche della Riforma ed espone tramite numerosi documenti come queste strategie si evolsero, dimostra il riflesso dell’elemento luterano in letteratura e fa intuire la forza esplosiva che scaturiva dall’uso dei nuovi mezzi di comunicazione della Prima età moderna.

La mostra è accompagnata da un corposo catalogo con contributi di Rudolf Leeb, Leo Andergassen, Hanns-Paul Ties, Esther Wipfler, Kai Bremer, Wilfried Beimrohr, Hans Reimer, Ellen Hastaba e Sigurd Paul Scheichl.

Tra il 7 e il 9 settembre 2017 si è tenuto inoltre un convegno a Castel Tirolo, organizzato da Hanns-Paul Ties e Leo Andergassen. Gli interventi hanno approfondito il tema della diffusione del Protestantesimo in Tirolo nel Cinquecento, i centri più importanti a nord e a sud del Brennero, la vita religiosa evangelica, che si svolgeva comunque in modo piuttosto pubblico, e la persecuzione che aumentò verso la seconda metà del secolo.

Peter Senoner – BOTANICALIRIOUS

07.10.2017 – 26.08.2018

Peter Senoner, sia nei panni di disegnatore che in quelli di scultore, è ossessionato dal corpo umano. Ed è, sia nei panni di disegnatore che in quelli di scultore, un artista dell’ibrido. Entrambe le definizioni sono attualmente al centro di intensi dibattiti. Posizioni radicali del Postumanesimo aspirano al superamento del corpo, ritenuto incompleto a livello percettivo, al motto della “cybernizzazione dell’uomo”, visto come il prossimo grande salto della civilizzazione; i critici vedono in un progressivo disincarnato Io, la scomparsa del corpo stesso.
Molto presto, in un passato quasi profetico, Peter Senoner si è confrontato con i moderni mezzi di digitalizzazione e le biotecnologie. Quando, all’inizio del nuovo millennio, espose per la prima volta le sue sculture dai corpi ibridi, ebbero ancora l’effetto di utopie fantascientifiche, oggi è evidente che esse siano anche creature della finzione come la realtà sociale.
Agli albori dello sviluppo artistico di Peter Senoner, tuttavia, non esistevano ancora questi dibattiti, ma un’ossessione quasi maniacale per il corpo umano. Questa mania è emersa inizialmente attraverso il disegno. Anthony Gormley, uno dei suoi maestri all’Accademia di Monaco di Baviera, gli procurò un proprio modello, con il quale produsse su carta nudi a grandezza naturale. Allo stesso tempo si dedicò alla costruzione di macchinari, la sua seconda ossessione – per il movimento e i processi automatizzati.
La fusione di queste due ossessioni fu resa possibile grazie al legno e paradossalmente ad un luogo che mai richiamerebbe all’antica arte dell’intaglio e al suo malinconico legame con la terra natia: New York. Nella capitale mondiale dell’arte internazionale ritrova il materiale della bottega paterna. I motivi erano tutt’altro che di natura nostalgica. Il legno era autentico, nel mondo delle arti dominato da materiali plastici di ogni tipo, e consentiva una precisione formale propria anche dei suoi meticolosi disegni.
Gli attributi delle sue figure uomo/macchina, le loro escrescenze “tecnoidi” delle teste – tutte le sue sculture sono testa-corpo, mentre le altre funzioni corporee sembrano essere superflue come per i cyborg –, la loro asessualità, il loro radicale rifiuto di un’identità umana caratterizzante, anticipano realtà future, che già prendono forma nella biologia e nelle cyberscienze. A Castel Tirolo l’imponente COR, che da un basamento di cinque metri avvolto da una fune metallica guarda Merano dall’alto in basso, rimane in un corpo al limite tra lo stato umano e postumano, in bilico tra il Non-Più e il Non-Ancora.

I disegni

L’ibrido e sua sorella maggiore, la metamorfosi, costituiscono anche il concetto artistico fondamentale dei disegni di Peter Senoner. I lavori di grande formato (250 x 125 cm) nel mastio di Castel Tirolo sono, così come il titolo “Botanicalirious” (una crasi tra i termini “botanical” e “delirious”), ibridi di per sé. A differenza delle sue sculture, nei disegni non fonde uomo e macchina, ma permette a uomini e piante di diventare un tutt’uno.
Il punto di partenza sono classici disegni di nudo. Come ai tempi in cui era studente, disegna in maniera accademica sul modello, per poi cercare all’aperto una pianta, un ramo o un fiore, che combina virtuosamente e in maniera fedelmente dettagliata col corpo disegnato. I corpi dominano lo spazio pittorico, ma le linee di contorno eseguite minuziosamente tendono al dissolvimento della forma. S’intersecano, si mischiano, si sovrappongono, escono dai margini, dai corpi attraverso corpi su altri corpi. Fluttuano in un mondo senza prospettive, diventano creature invase da loro stesse, che cambiano la loro forma in una vertigine continua. Non esiste alcun Sopra né Sotto, i corpi saltano qua e là, senza alcun principio statico.
Questi corpi analogici riflettono infinitamente il vortice digitale di mondi virtuali. Dietro ad ogni immagine si apre, come su un monitor, un’ulteriore immagine. Come un’interfaccia, l’immagine collega il senso d’orientamento digitale senza luogo, nel quale non esiste un assestamento definitivo e dove i contenuti mutano continuamente il contesto, con il mondo fisico.
In contrasto con il mondo dei corpi polimorfi, che sta con una gamba nel virtuale, il mondo vegetale insiste sulla sua presenza chiara e sensoriale. È questo continuo mutare tra spessore materiale, zone vuote – intere parti rimangono non lavorate – dettagli grafici dal tratto deciso e lavatura pittoricamente fugace, che conferisce alle immagini la loro tensione.
Formalmente si tratta di disegni – Senoner utilizza nient’altro se non la grafite –, ma anche nei panni di disegnatore si avvicina alla scultura. Intere parti della superficie pittorica sono trattate con carta vetrata, che le rende ruvide, screpolate e dalla materialità turbolenta. L’elemento ibrido penetra anche nel metodo scultoreo del disegno. Dare idea a questa forma – questo è ciò che accade nei disegni di Senoner.

Heinrich Schwazer

La mostra sarà nuovamente visitabile dopo la chiusura invernale del museo a partire dal 15.03.2018 e fino al 16.09.2018.